salam al rabadi
3 DICEMBRE 2021 \ The CeSPI: Centro Studi di Politica Internazionale.Italy
http://www.mondopoli.it/2021/12/03/ruolo-individui-governance-sostenibile/
E’chiaro
che molti degli sviluppi legati alla pandemia da Covid 19 hanno portato a un
cambiamento nei fatti e nei dati economici e politici relativi al dibattito
sulla condizione degli Stati, sulla governance sostenibile, sul ruolo degli
individui, ecc. Queste discussioni ruotano interamente attorno alla dialettica
della fondamentale contraddizione tra la globalizzazione dell’economia, da un
lato, e il nazionalismo della politica, dall’altro. Una dialettica che può
essere sintetizzata con questa problematica domanda:
Fino a che punto lo Stato può mantenere la sua
posizione e le sue funzioni? In che misura è possibile raggiungere una
governance sostenibile?
In
linea di principio, si può dire che uno dei dilemmi più complessi che impedisce
l’accesso a una governance sostenibile è ancora strettamente correlato alla
problematica contraddizione tra lo sviluppo dell’economia e quello della
politica.
Logicamente parlando, l’economia si sta in qualche
modo muovendo verso la globalizzazione, poiché l’economia storicamente si è
sempre basata sui principi di mercato (tranne nel caso dell’era sovietica).
Nel processo di globalizzazione, quei principi si sono presto trasformati da
nazionalistici a globali, mentre quelli della sovranità politica dello Stato
sono rimasti in larga misura orientati verso il nazionalismo. Sulla base di questi cambiamenti, la logica dei
mercati globali è stata sottomessa alla logica della sovranità degli
Stati-nazione, nei quali la politica è ancora principalmente
praticata a livello locale o nazionale, mentre l’economia si è orientata a una
dimensione globale.
In questo contesto, emerge in una certa misura la
divisione o la contraddizione nel rapporto tra autorità, competenze e
responsabilità, così da rilevare che esiste un’autorità economica globale
contrapposta a una responsabilità politica, nazionale o locale, in cui l’uso
dell’autorità si concentra. Questa contraddizione ostacola le possibilità e
l’efficacia dell’azione volta al raggiungimento e al consolidamento dei
principi di governance sostenibile a tutti i livelli.
Pertanto,
se si vogliono riconciliare la politica interna e l’economia globale, il punto
di equilibrio tra di esse va basato su una governance sostenibile, fondata sul
principio di interdipendenza tra dimensione politica ed economica da un lato, e
i principi di trasparenza, responsabilità e partecipazione dall’altro; in quest’ambito l’individuo (sia l’individuo politico
inteso come cittadino, sia l’individuo economico come un consumatore, un
risparmiatore o un investitore) può
esercitare un giudizio o rappresentare il punto d’incontro per ritrovare
l’equilibrio perduto. Equilibrio di cui abbiamo
bisogno per avere la possibilità di raggiungere una governance
sostenibile.
In
una situazione in cui logicamente le forze economiche e quelle politiche
cercano di portare gli individui dalla loro parte, sia a livello politico che
economico, l’individuo è da un lato
un elettore e, dall’altro, un consumatore, un risparmiatore o un investitore.
A livello economico, nonostante tutti i problemi di disuguaglianza e giustizia
distributiva, l’individuo detiene ancora l’iniziativa, visto che rappresenta la
base, l’obiettivo e il riferimento delle forze commerciali in tutte le loro
forme. Anche a livello politico il singolo cittadino rappresenta il fondamento
dell’autorità politica secondo il processo democratico e il voto elettorale,
per cui ha ancora un impatto significativo sulla determinazione degli
orientamenti politici.
Sulla base di quanto illustrato, gli individui su cui
si basano i sistemi politici ed economici devono assumersi la responsabilità,
impegnarsi e partecipare al processo di formazione di questa influenza ed
esercitare una pressione per affrontare i monopoli e il controllo delle élite
sul capitale, sulla sicurezza, sulle politiche, sui media e persino sul mondo
accademico, così da rappresentare il pilastro della costruzione delle politiche
responsabili, partecipate e trasparenti su cui si basa la governance.
In questo
senso, le politiche di governance non dovrebbero limitarsi a riforme
strutturali o a proteste nelle strade o nelle urne. Piuttosto,
la sostenibilità e il processo di governance vanno
sostenuti considerando le forze monopolistiche direttamente responsabili
attraverso una cultura del consumo, ovvero una cultura che sottolinei
l’importanza del passaggio dal solo concetto di individuo politico (cittadino)
anche al concetto di individuo economico (investitore, consumatore,
risparmiatore), che si basi su un approccio che dia priorità
alle dimensioni sociale, etica, umanitaria e ambientale al momento di
acquistare un prodotto.
Ad esempio, secondo la logica del rapporto
produttore-consumatore-investitore, la pressione e l’influenza esercitate da un
individuo attraverso una cultura del consumo (basata sul boicottaggio di
aziende, prodotti o investimenti) possono svolgere un importante ruolo di
contrasto all’influenza delle multinazionali che sostengono la corruzione
politica. Oppure possono fronteggiare le loro
politiche basate sul tentativo di eludere le loro responsabilità sociali, per
non parlare dei loro investimenti diretti e delle attività che violano i diritti
umani, o che contribuiscono al cambiamento climatico e impediscono la
protezione dell’ambiente.
Realisticamente, l’impegno e l’attuazione di gran
parte di quello che viene richiesto ai governi nazionali o alle istituzioni
internazionali dipendono dal grado di consapevolezza e dalla pressione
esercitata dall’opinione pubblica (cioè degli individui).
Pertanto, si può dire che spendere o risparmiare denaro, indirizzarlo verso una
parte o trattenerlo da un’altra, sono azioni che possono portare al raggiungimento
degli obiettivi desiderati. Questa logica di indirizzo dell’azione diretta può
essere migliore e più efficace delle forme tradizionali di espressione politica
ed economica.
Laddove i mercati globali cercano di eludere le regole
e le restrizioni di bilancio, il ruolo dell’individuo appare come una forza da
non sottovalutare.
Non
si può più ignorare che gli individui in tutto il mondo si rivolgono ora allo
“shopping politico” più che al voto elettorale. Pertanto, la partecipazione al
processo di boicottaggio economico e la tendenza verso lo “shopping politico”
(per così dire) sono indicatori positivi del fatto che l’attività politica
individuale (cittadino, consumatore, risparmiatore o investitore) ha iniziato a
muoversi nella giusta direzione.
È in quest’ambito che la crescente attività e
influenza delle forze economiche, cui corrisponde una volontà politica poco
chiara, si traducono in una crescente consapevolezza che lo “shopping politico”
è una forma più efficace di governance sostenibile.
Pertanto,
sembra che lo “shopping politico” abbia iniziato a sostituire la cittadinanza
tradizionale, in quanto è lo strumento che consente all’individuo (come
cittadino, investitore, consumatore o risparmiatore) di imporre la
responsabilità e di correggere le politiche pubbliche in modo più serio e
fattuale. Di conseguenza, alla luce dell’avidità
finanziaria, dell’indifferenza politica e dell’assenza di responsabilità di
molte élite tecnocratiche e forze di mercato, gli individui possono assumersi
la responsabilità e la partecipazione al raggiungimento di una governance
sostenibile adottando politiche di “shopping politico” (sia a livello di
consumo, risparmio o investimento) come strategia oppure come una nuova forma
di responsabilità effettiva.
Riassumendo,
in pratica dobbiamo ammettere che mentre il contratto sociale che lega popoli e
governi sta diventando sempre più fragile, sembra che la pressione e
l’influenza degli individui stia avendo un impatto reale di fronte alle forze
monopolistiche e alla corruzione. È questo un effetto che i governi o
anche alcune istituzioni internazionali non possono avere, e che
fondamentalmente potrebbero essere riluttanti a ricercare. Ad esempio, a seguito
della rivoluzione nel mondo delle comunicazioni, i governi, le multinazionali e
i giganti dei media non sono più gli unici a controllare l’industria della
conoscenza e degli eventi. In effetti, è possibile per qualsiasi individuo (con
conoscenze tecniche anche minime) essere la fonte della notizia e il creatore
di un evento con un impatto locale e globale in tempi molto brevi, che superano
la velocità e i ritmi impiegati dai governi per effettuare un cambiamento nelle
loro politiche. Per non parlare anche dell’incapacità delle multinazionali di
far fronte a questo impatto sul piano economico, il che ha aumentato la
possibilità di sottoporre i loro comportamenti politici, commerciali, sociali e
ambientali a un controllo e all’assunzione di responsabilità.
È ormai
chiaro che una delle caratteristiche più importanti dell’attuale era politica è
che la realizzazione di eventi globali e locali oggi non è più ristretta ai
governi come lo era in passato, e che le multinazionali non sono più libere di
influenzare la società, dal momento che la lista dei decisori politici ed
economici include anche gli individui.
Di conseguenza, si può dire che la crescente influenza dei poteri
monopolistici riflette (in una certa misura) lo squilibrio nel sistema
economico globale, l’aumento della corruzione politica o il fallimento delle
politiche delle élite tecnocratiche. D’altra parte, l’aumento dell’influenza
degli individui attraverso le ONG prova che i mercati possono influenzare la
società, ma che non possono inevitabilmente determinarla. In questo contesto,
il minimo che si possa dire è che molte multinazionali e persino i governi
stanno ora operando in modo più trasparente di prima proprio a causa di questa
forma di pressione e influenza da parte degli individui, indipendentemente da
quanto sia difficoltoso misurarne l’entità.
Ad esempio,
un modello che rivolga l’attenzione degli individui su marchi di fama mondiale
o su figure politiche di rilievo (attraverso boicottaggi del consumo e degli
investimenti o attraverso campagne diffamatorie e proteste) può avere
conseguenze negative sulle loro attività. Fatto ancora più
rilevante, cercare di ricostruire la propria reputazione o ripristinare la
fiducia (che si tratti di aziende, governi o personalità) può essere molto
difficile, persino molto costoso. Pertanto, sulla base di
questo modello, è possibile stabilire alternative politiche, economiche e
ambientali, la cui fonte e il cui punto di forza risiedono nell’influenza
esercitata dall’individuo alla ricerca della realtà dei fatti e delle soluzioni
appropriate.
Questa influenza può potenzialmente aggiungere una nuova voce al processo
decisionale globale e locale (a tutti i livelli, sia economico, che politico,
sociale e ambientale), garantendo la tendenza verso una governance sostenibile
più inclusiva che stimoli il cambiamento, secondo l’equazione basata sul
principio di potere e contropotere. Qui riportiamo molti esempi e
prove che confermano l’efficacia di questo approccio di fronte all’influenza
delle forze economiche e politiche, in linea con il percorso di governance
sostenibile, tra cui:
-
Influenzare
i decisori politici ed economici e le istituzioni finanziarie internazionali
sul tema dell’indebitamento dei paesi estremamente poveri. Laddove
si è creata un’opinione pubblica globale si sono ottenute concessioni per
ridurre questi debiti.
-
Esercitare
pressioni sull’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) sulla questione dei
diritti di proprietà intellettuale (relativi al commercio, ai prezzi e
all’accessibilità dei farmaci). In alcuni casi l’Accordo
sui diritti di proprietà intellettuale sul commercio e sulla salute globale è
stato adottato in modo da proteggere la salute pubblica e promuovere l’accesso
ai medicinali a prezzi accessibili per tutte le classi sociali. Di conseguenza,
paesi come la Tailandia, il Brasile, l’India, il Sudafrica e altri sono stati
in grado di concedere alle aziende farmaceutiche locali le licenze per produrre
a prezzi scontati medicinali equivalenti ai farmaci che godono di diritti di
proprietà, in deroga all’accordo TRIPS concluso presso il WTO ed entrato in
vigore nel 1995.
-
Evidenziare
l’impatto negativo di un’eccessiva attività economica sull’ambiente. Si
possono esercitare vari tipi di pressioni e influenze per affrontare i
cambiamenti climatici. A questo proposito, può non essere necessario citare
esempi dei successi ottenuti in tal senso, vista la loro chiarezza ed efficacia
sul campo.
-
Confrontarsi
con l’industria e il commercio degli alimenti geneticamente modificati,
considerato che alle aziende produttrici di alimenti geneticamente modificati è
stato impedito l’accesso a molti mercati (tra cui l’europeo e il giapponese). In
effetti, questo effetto di contrasto al commercio di alimenti geneticamente
modificati ha raggiunto alcune città degli Stati Uniti, nonostante il sostegno
diretto e significativo fornito dall’amministrazione statunitense alla loro
commercializzazione.
È chiaro che il risultato di questi successi non è
dovuto all’influenza delle autorità politiche ed economiche, ma piuttosto alla
volontà dell’individuo (consumatore, investitore e risparmiatore). Ciò avviene
attraverso campagne coordinate basate sul boicottaggio o sull’incoraggiamento
dei consumi e degli investimenti (in linea con la protezione dell’ambiente e
dei diritti umani e la limitazione della corruzione). Logicamente, questa è motivo di grande
preoccupazione per le forze politiche ed economiche corrotte, poiché l’attuale
modello politico ed economico spesso si discosta dai principi morali mentre,
d’altra parte, gli acquisti individuali (in tutte le loro forme) sono diventati
sempre più attenti all’aspetto etico.
Inoltre, ciò che dovrebbe anche attirare l’attenzione
è che questo tipo di acquisti non sono solo uno strumento di pressione, ma
piuttosto un modo per stimolare molte forze economiche e politiche a
riconsiderare la definizione dei loro ruoli e responsabilità. Così, alla luce
di una governance globale caratterizzata da complessità e definizioni poco
chiare, il ruolo dell’individuo appare come forza efficace, a riprova della
convinzione che la politica tradizionale da sola non può raggiungere molti
degli obiettivi desiderati.
Ad
esempio, mentre l’amministrazione statunitense non sta ancora facendo granché
sulle questioni ambientali, un certo numero di città (come in Florida e in
California) e di compagnie petrolifere e chimiche statunitensi hanno già messo
in pratica gli obiettivi ambientali. Questo cambiamento nel
comportamento di alcuni attori politici ed economici si origina dalla
consapevolezza dell’importanza di collegare le loro attività alla
responsabilità sociale, etica e ambientale come urgente necessità di preservare
i loro interessi economici e politici. Certamente, questa consapevolezza non si
sarebbe raggiunta senza l’influenza e la pressione degli individui.